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Siglato l’accordo: Lactalis pagherà di più gli agricoltori

261__immagine_01E’ stato siglato al ministero per le politiche Agricole con le organizzazioni agricole, le cooperative, l’industria rappresentata da Assolatte e la grande distribuzione organizzata l’accordo per la stabilità della filiera lattiero casearia italiana.

L’intesa coinvolge la multinazionale francese Lactalis – che controlla anche il marchio Parmalat – e le organizzazioni agricole sul prezzo del latte, fissato a 36 centesimi al litro per i prossimi tre mesi.

In sostanza un centesimo in più per ogni litro di latte sarà pagato agli allevatori. Questo l’impatto economico dell’intesa firmata al ministero dopo la lunga e difficile trattativa durante la quale gli allevatori di Coldiretti sono scesi più volte a protestare.

Previsto, tra l’altro, l’impegno da parte del ministero delle Politiche agricole a destinare i 25 milioni di euro, provenienti dall’intervento straordinario europeo per il settore lattiero, agli allevatori come aiuti diretti per il latte prodotto e commercializzato nei mesi di dicembre 2015, gennaio e febbraio 2016.

Le parti hanno concordato anche l’utilizzo di meccanismi di indicizzazione da inserire nei contratti e la promozione dell’utilizzo di contratti standard per rendere più trasparenti i rapporti di filiera. La Gdo si impegna a realizzare campagne straordinarie di valorizzazione e promozione dei prodotti lattiero caseari italiani, attraverso iniziative che rendano facilmente riconoscibile l’origine da parte dei consumatori.

“Con l’accordo di oggi facciamo un deciso passo in avanti, sbloccando le relazioni tra i soggetti della filiera, con impegni utili a far ripartire il settore. Abbiamo stabilito un intervento immediato a favore delle imprese lattiere, attraverso i 25 milioni di euro europei e trovato l’intesa su misure strutturali come l’indicizzazione del prezzo e l’utilizzo di contratti standard. Sono strumenti che si attendevano da anni e che ora dobbiamo mettere in moto subito. Il nostro impegno va avanti consapevoli che stiamo parlando di un settore strategico non solo per la filiera agroalimentare, ma per l’economia italiana” commenta il ministro Maurizio Martina.

Crisi e quote latte. La crisi del settore lattiero-caseario italiano ha origine proprio dal crollo dei costi della materia prima. Il prezzo del latte alla stalla è precipitato negli ultimi 6-7 anni, al punto che oggi gli allevatori fanno fatica ad alimentare le mucche. Nel 2015, inoltre, hanno chiuso mille stalle, il 60% delle quali si trovava in montagna, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti.

A complicare la situazione contribuisce anche la fine del regime della quote latte. E a rimetterci
sono anche i consumatori, che pagano il latte oltre il 30 per cento in più rispetto alla Germania e il 20 per cento in più rispetto alla Francia.

D’altra parte il settore lattiero caseario con 14,9 miliardi di fatturato rappresenta l’11% dell’intera industria alimentare: le oltre 35mila aziende producono circa 11 milioni di tonnellate di latte per un valore di 4,8 miliardi. Metà della produzione, però, viene trasformata in formaggi Dop.

1 Commento

  1. Romanini, deputato Pd: L’accordo tra Lactalis e le organizzazioni agricole sul prezzo del latte è una cosa importante per gli agricoltori e per l’intera filiera” . Lo sottolinea in un commento Giuseppe Romanini, deputato di Parma e componente della Commissione Agricoltura. “Al Mipaaf, sede della concertazione, si è anche trovato l’intesa sulle misure strutturali previste piano latte. E’ un aiuto diretto alle imprese di allevamento per il latte prodotto e commercializzato nei mesi di dicembre 2015, gennaio e febbraio 2016. L’impatto stimato della misura è di 1 centesimo per litro di latte venduto alla stalla nel prossimo trimestre così si possono raggiungere i 37 cent al litro. I commenti positivi delle associazioni sottolineano il buon lavoro fatto per un settore cardine dell’economia del nostro Paese. Ritengo che questo accordo potrà avere ricadute produttive anche per gli allevatori della filiera del Parmigiano Reggiano.”

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