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Sla, dal 2016 ricerche anche a Parma?

ANSA  – Un risultato «ottimo», ma è ancora presto per cantare vittoria. Angelo Vescovi, responsabile della sperimentazione clinica che utilizza il trapianto di cellule staminali cerebrali umane per il trattamento della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), non nasconde la gioia e la soddisfazione ma si appella alla prudenza: la fase I della sperimentazione su 18 pazienti, mirata a dimostrare la sicurezza del trattamento, ha dato risultati più che positivi, mostrando pure evidenze di benefici neurologici su 3 malati ma, dice all’ANSA, «la cautela è d’obbligo».
«L’obiettivo della fase I – spiega – era verificare che le staminali utilizzate non producessero danni sui pazienti. Possiamo dire che su tutti i 18 i pazienti che hanno ricevuto il trapianto, i risultati di sicurezza sono stati ottimi ed i tempi di ricovero eccellenti».

Confermato per il 2016 dunque l’avvio della fase II per dimostrare l’efficacia del trattamento per arrestare la malattia, annuncia, «che riguarderà 70-80 pazienti, sempre italiani, e sarà condotta in vari centri di eccellenza su tutto territorio nazionale, da San Giovanni Rotondo a Terni, Milano e forse Parma. Le cellule staminali – sottolinea – sono già pronte».
Ma a lasciare ben sperare è anche l’ulteriore risultato ottenuto: «In tre pazienti – afferma Vescovi – si è pure evidenziato un beneficio neurologico rispetto alla malattia, e in un paziente, in particolare, i benefici sono stati osservati per un periodo di 8 mesi. Questi risultati sono stati pubblicati sul Journal of transational Medicine. Tuttavia – avverte – non si può ancora dire che si è trovata una cura ed è necessario continuare la sperimentazione su un campione più ampio».

Il “metodo italiano”, inoltre, mira a superare i problemi di natura etica: «Ad essere utilizzate – precisa l’esperto – sono infatti staminali fetali da aborti spontanei, con un prelievo che segue le regole previste per i trapianti d’organo a partire dal consenso informato. Così, con pochissimi campioni di cellule fetali neuronali prelevate da aborti spontanei è possibile produrre una quantità illimitata di cellule staminali. In questo modo – conclude lo specialista – la questione etica non si pone».

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