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Prima campanella per gli studenti parmigiani, nessuna paura, tanta curiosità

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C’è la notte prima degli esami. E il primo giorno di scuola, quella campanella che suona per tutti, e ha sempre il sapore curioso della novità miscelata con un po’ di paura.

Basta fermarsi sul Lungoparma e aspettare, è l’ombelico del mondo, scolastico e non.

Passa Livia, è una nonna. Stretta tra la mano quella del nipotino: “Primo giorno di scuola per lui, in prima media. Era emozionato, ma adesso è contento, è rimasto al Maria Luigia, con gli amichetti delle elementari. Non si è accorto quasi del cambiamento”.

E’ in compagnia di un’amica, anche lei stessa età e stesso nipotino stretto mano nella mano: “Lui ha cambiato, era al Maria Luigia ma ogni anni ha avuto due e tre maestre diverse, senza pace. Quest’anno va alla Toscanini”. il suo primo giorno lo racconta così: “Mi sono messo di fianco a un govane cinese, così non parla e non mi distruba. Non conosco nessuno ma sono contento”.

Tutti e quattro aspettano Isabella, alla prima in seconda ginnasio. Esce sorridente dal Romagnosi, qualche compagno nuovo,  ma nulla da segnalare.

Più presa, tra cellulare e mamma che la aspetta, Marina. “Anche io mi sono diplomata qui” – racconta la madre, davanti all’Ulivi. La figlia sorride, ha occhi grandi e azzurri, la leggerezza dell’innocenza: “Per ora sembra tutto bello”.

Ma si, Seneca, i derivati e la tavola periodica sono ancora lontani.

Dal Rondani esce Marco, ancora abbronzato, un po scompigliato.  Gli andiamo incontro, si consulta con il padre, sorride. Per lui è tutto bello. Per il genitore meno. “Nella sua classe ci sono solo 4 italiani, come lo imparerà mio figlio?”.

Problemi della multirazzialità che incombe. Soprattutto sulle scuole professionali, meno d’elitè. Elite a cui appartiene Camilla, capelli rossi, terza liceo (quinta superiore al classico) iniziata oggi. “Ho già paura per la maturità. La sola cosa a cui penso”. Cosa vorresti fare da grande? “In famiglia sono tutti commercialisti e avvocati, io vorrei fare il medico”.

Dea grande, già. Detestavo questa domanda quando ero liceale, e adesso che gli enta stanno lasciando il passo agli anta la trovo ancora più stucchevole. Vorrei rincorrerla, riavvolgere il nastro delle domande che ho fatto. Ma non si può, come quello della prima campanella, è un pezzo di vita già finito.

(Francesca Devincenzi)

 

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