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“Citterio 2.0: la chimica per bruciare il grasso, il cogeneratore è in regola?”

Giuliano Serioli di ‘Rete Ambiente Parma, per la salvaguardia del territorio parmense’, con una lettera sottopone nuovamente la vicenda del cogeneratore Citterio. Non nuova alle cronache. Lo stabilimento, che brucia grasso animale per produrre energia, è da molto tempo sotto la lente di ingrandimento di diverse associazioni impegnate nella tutela del territorio. Ora, il cogeneratore, dopo una prima vita e un motore andato in fumo è di nuovo attivo, da 5 mesi, scrive Serioli e si “usa acido solforico per raffinare i grassi: risultato sono odori sgradevoli, rischio di contaminazione da solfati e fosfati, formazione di anidridi solforose e solforiche nel momento della combustione, piogge acide”. Insomma, non proprio un toccasana se così fosse. Rete Ambiente chiede alla Provincia di verificare in loco i tipi di trattamento chimici che vengono effettuati, che sarebbero peraltro vietati nell’autorizzazione attuale. “Come mai si finge sia tutto regolare?”.

“Lo stabilimento Citterio di Poggio Sant’Ilario ha cercato negli scorsi anni di alimentare un cogeneratore con il grasso di scarto dei prosciutti. Con il risultato di distruggere il motore, tenuto poi fermo diversi mesi prima di decidere di farne costruire uno nuovo da una ditta specializzata.

L’ipotesi è che di fronte al rischio di ulteriori danni al nuovo motore in preparazione, Citterio abbia preso la strada del trattamento chimico fisico del grasso prima della sua combustione, azione che l’autorizzazione della Provincia non prevede in alcun modo.

Del resto anche l’esperienza precedente prevedeva un trattamento del grasso. L’azienda che se ne occupava era Alfalaval, ora fallita, che eseguiva un trattamento meccanico di purificazione del grasso. Pare che i nuovi tecnici si siano meravigliati di questo trattamento, che prevedeva tensioattivi e soda caustica, perché non risolveva il problema dell’eliminazione del fosforo dalle catene di fosfolipidi contenute nel grasso.

La soluzione adottata oggi è l’uso di acido solforico per far precipitare il fosforo. Nella raffinazione dei grassi, per poterli bruciare senza problemi, devono essere eliminate le sostanze diverse dai trigliceridi, quali proteine e fosfolipidi. Per far questo è necessario procedere per via chimica alla scissione del legame che tiene unito il fosforo agli acidi grassi che compongono le molecole dei fosfolipidi. E far così precipitare il fosforo assieme all’acqua di processo.

L’utilizzo dell’acido solforico è suggerito per la sua grande reattività nei confronti dei composti azotati e per il suo basso costo. Questo trattamento conferisce un odore sgradevole caratteristico, che la combustione accresce ulteriormente. E’ ovviamente maggiore il rischio per l’ambiente e per la salute delle persone, dovuto a contaminazione da solfati e fosfati del grasso trattato.

In fase di combustione si ha la formazione di anidridi solforose e solforiche che si immettono in atmosfera. Oltre a polveri sottili e ossidi di azoto possiamo supporre anche composti solforici e piogge acide.

A margine della seduta del consiglio comunale straordinario di Felino su Citterio, parlando con dirigenti di Provincia, si scommetteva su quanto sarebbe durato il motore rifatto del cogeneratore. Da 5 mesi l’inceneritore è in attività e la giunta comunale di Felino, paladina della speculazione di Citterio, ha sbeffeggiato e deriso le rimostranze dell’opposizione, ritenendosi certa del corretto funzionamento: tutto gira a dovere e le emissioni sono cosa ridicola, a sentir loro.

Rimangono ampi spazi di dubbio. Chiediamo all’autorità Provinciale di accertare in loco il tipo di trattamento chimico in atto. Chiediamo la convocazione di una nuova conferenza dei servizi che verifichi l’autorizzazione all’inceneritore Citterio. Il trattamento chimico del grasso è espressamente vietato nell’autorizzazione attuale, che prevede solo la sua centrifugazione e degommazione. Come mai allora si finge che tutto sia regolare?”

 

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