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Editoriale – il Parma, le Coppe e una storia da tutelare

Ma che rumore fa il silenzio? E che colore ha il vuoto?

Se lo chiede chi scrive, se lo chiedono i tifosi del Parma, spaventati dal pensiero che la bacheca venga svuotata delle coppe, miseramente messe all’asta, ingiusti brandelli di un fallimento inglorioso che rischiano di diventare simbolo della stagione più infausta in cento anni di storia.

“Le coppe appartengono al vecchio Parma Ac, non a Parma Fc” – scrive qualcuno. “Non le hanno vinte le due bestie” – aggiunge qualcun’altra, sperando gli enti animalisti non si alterino per l’ingiusto paragone coi due panciuti bancarottieri.

Ho aspettato, lo confesso, parecchi giorni prima di scrivere questo appello. Un po’ confidando non servisse, e tutt’ora non escludo chi di dovere sia già all’opera per fare quanto giusto, un po’ perché stremata da una stagione che ha visto la passione di tutti, me compresa, ridotta in briciole, calpestata, offesa nella dignità e privata del proprio orgoglio.

Vedere all’asta panchine e strumenti medici, veder portar via la palestra, pezzi di passato, una vita di passione sgretolata tra debiti e ufficiali giudiziari, è’ già stato penoso. Devastante.

Piu ancora della retrocessione in B sul campo e in D dove udienze e aste solo sperate.

A noi, a chi ha risposto alle porcate di tutti (federazioni varie comprese) con quasi 9000 abbonamenti, resta solo una preghiera: cari curatori, tanto il buco fatto dai due grugnenti non verrà mai ripianato, con buona pace di tutti: regalate marchio titolo sportivo e trofei al Sindaco, che lo riconsegni a Parma Calcio 1913.

Ridateci la nostra storia, visto che il resto ce lo hanno già fatto a pezzi e portato via.

(Effedivi)

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