Home » Economia » Terme di Salsomaggiore e Tabiano: cronaca di una morte annunciata

Terme di Salsomaggiore e Tabiano: cronaca di una morte annunciata

Le Terme di Salsomaggiore e Tabiano spa una settimana fa hanno chiesto  chiesto al Tribunale di Parma di poter avanzare una proposta di concordato sui debiti, oppure un accordo di ristrutturazione, immaginando in tre mesi il tempo necessario.

Fino a qui, nulla di strano considerata la complessa situazione delle Terme, ma a far strano è che la richiesta arrivi a pochi mesi dalla cessione di gran parte delle attività della società Terme è del Comune di Salsomaggiore per il 60,96%, della Regione Emilia-Romagna per il 23,43% e della Provincia di Parma per il restante 15,62%.

Lo fa notare un’ interrogazione presentata alla Giunta Regionale da Tommaso Foti (FDI). Eccola:

“Terme di Salsomaggiore e Tabiano Spa è una società a partecipazione pubblica totalitaria, così ripartita: 60.95% Comune di Salsomaggiore, 23.42% Regione e 15.61% Provincia di Parma. Il suo oggetto è “la valorizzazione e lo sfruttamento di acque termali, attività accessorie e complementari nonché la gestione di esercizi pubblici di cura, turistici, ricreativi e alberghi.

In particolare, il consigliere scrive che il Cda avrebbe “deliberato di ricorrere alla procedura di concordato preventivo e ciò nonostante l’avvenuto affitto di più rami d’azienda della società volto da una parte ad evitare la sospensione temporale dell’attività termale e dall’altro il depauperamento del valore delle immobilizzazioni interessate”. Foti chiede alla Giunta “se l’azionista Regione ne fosse stato preventiva mente avvertito e quale sia l’opinione a riguardo”.

Nell’interrogazione si ricorda che in sede di assemblea ordinaria dei soci, il 25 febbraio 2014, venne approvato il piano di risanamento ex articolo 67 legge Fallimentare che prevedeva, fra l’altro, di approvare “un piano di dismissioni e di privatizzazione anche di rami d’azienda, per rendere possibile l’esdebitamento delle banche, non realizzabile con il solo autofinanziamento prodotto dalla redditività aziendale”.

Guardando i conti, Terme ha perso 3.202.487 euro nel 2011, 2.380.041 euro nel 2012 e 2.428.299,00 nel 2013.

I ricavi di Terme nel 2012 ammontarono a 18,7 milioni, calati a 17,3 nel 2013 e 16,5 l’anno scorso. I debiti erano di 34,3 milioni nel 2012, 17,3 nel 2013 e 34,6 nel 2014.

Il concordato è solo l’ultima ed estrema misura pr tamponare i debiti, poiché la Regione non intende più gettare soldi in quello che pare essere un buco sempre più nero.

Ma la domanda da fare, a Filippo Fritelli in primis e’: dopo essersene lavato a lungo le mani, permettendone per ignavia la deriva, ora cosa intende fare?

 

 

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*