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Quattro dipendenti della Bonatti rapiti in Libia. Il “fotomessaggio” dei colleghi e le reazioni della politica

093842159-0994df1e-a586-413a-bee1-3a6ee3168691Quattro dipendenti dell’impresa di costruzione Bonatti di Parma sono stati rapiti in Libia. Il blitz nei pressi di Mellitah, vicino a un compound dell’Eni. Sarebbero stati prelevati la sera di ieri a Zuaia, “mentre stavano rientrando dalla Tunisia”, riferisce l’agenzia di stampa locale Afrigate.

Lo rende noto la Farnesina, informando che quattro italiani sono stati rapiti in Libia nei pressi del compound dell’Eni nella zona di Mellitah. Si tratta di dipendenti della società di costruzioni Bonatti. L’Unità di Crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti.

I quattro rapiti sono Gino Tullicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla. I primi due siciliani, poi un romano e un cagliaritano.

Come noto in seguito alla chiusura dell’ambasciata d’Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia.

Il ministro degli esteri: “Difficile fare previsioni” – Per il ministro degli esteri Paolo Gentiloni è al momento difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento di quattro italiani in Libia. Gentiloni lo ha detto a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue oggi a Bruxelles, precisando che l’Unità di crisi della Farnesina sta lavorando con urgenza.

La Bonatti: impresa internazionale – La Bonatti spa è un general contractor internazionale che ha sede a Parma. Offre, spiega il sito istituzionale della azienda, servizi di ingegneria, costruzione, gestione e manutenzione impianti per l’industria dell’energia. Ha sussidiarie o associate in Arabia Saudita, Egitto, Algeria, Kazakhstan, Austria, Messico Canada, Mozambico e Libia. Bonatti opera in 16 nazioni: Algeria, Austria, Canada, Egitto, Francia, Germania, Iraq, Italia, Kazakhstan, Messico, Mozambique, Romania, Arabis Saudita, Spagna, Turkmenistan e appunto Libia.

La Bonatti conferma il rapimento  – “Informiamo che ieri, 19 luglio 2015, si è verificato in Libia nei pressi di Mellitah il rapimento di 4 tecnici italiani dipendenti della nostra società. Al momento siamo in diretto contatto e coordinamento con le Autorità e con l’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri Italiano. Seguiranno eventuali aggiornamenti”.

Al-Jazeera, rapiti da Jeish al Qabail –  Secondo l’emittente televisiva al-Jazeera che cita fonti militari di Tripoli, i rapitori sarebbero vicini al cosiddetto ‘Jeish al Qabail’ (L’esercito delle Tribù), milizie tribali della zona ostili a quelle di ‘Alba della Libia’ (Fajr) di Tripoli. Secondo quanto riferiscono queste fonti militari libiche, i quattro italiani sono stati rapiti nel villaggio di al-Tawileh, vicino Mellitah, e portati verso sud. Nessuno dei quattro rapiti sarebbe parmigiano. 

Striscione dipendenti BonattiStriscione per i rapiti – “Freedom for Gino, Salvo, Filippo e Fausto”: E’ questo il messaggio apparso nel compound di Wafa, il secondo centro della Libia dove lavora l’azienda parmigiana della Bonatti. Lo striscione è stato fotografato e postato su Facebook da alcuni colleghi dei quattro tecnici rapiti. Un ex collega scrive: “Quello che è successo in Libia oggi poteva benissimo accadere a me fino ad un anno fa ha commentato su facebook – Ci si reca in quei posti solo per lavorare e non per divertirsi; per farvi arrivare il gas con il quale vi riscaldate in inverno, con il quale vi raffreddate in estate (ebbene si) e con il quale vi fate da mangiare tutto l’anno. Per cui questa volta non ammetto “se la sono cercata”, ma solo #Solidarietà”.

Ex tecnico rapito: “Un dolore anche per me” – E’ una ferita che si riapre  per Gianluca Salviato, il tecnico di Mestre che venne prelevato nel Paese nordafricano il 22 marzo dello scorso anno e liberato dopo otto mesi e tre giorni di prigionia.

Salviato, 49 anni, venne rapito a Tobruck, in Cirenaica, mentre stava lavorando per la società di costruzioni friulana Ravanelli. “Quando ho sentito la notizia non ci volevo credere – dice all’ANSA -. So bene cosa sta passando in queste ore la famiglia”. La Libia “è un Paese in cui si è completamente perso il controllo con l’entrata dell’Isis e la presenza di molte bande di delinquenti”.

Una volta liberato e tornato a casa, Salviato ha iniziato a inviare richieste di lavoro, ma per ora nulla si è concretizzato. “Ho ricevuto diverse offerte sia per operare in Italia che all’estero, soprattutto in Est Europa e Africa – continua il tecnico, specializzato nella realizzazione di tubazioni per acqua, gas e olio -. Certo dopo il rapimento la mia scala di valori è cambiata e preferirei restare in Italia vicino alla mia famiglia che andare lontano, pur guadagnando migliaia di euro di meno».
Salviato non nasconde che l’esperienza in Libia gli ha lasciato una traccia profonda. «E’ stata una vicenda molto dura, la cicatrice rimane – conclude – ma io sono ottimista e credo che anche dagli eventi negativi si possa imparare qualcosa”.

Casini: “Confidiamo in un’azione di salvezza” – “Tutti gli italiani erano stati preavvertiti, chiusa l’ambasciata a Tripoli e spiegato ai connazionali che il rischio che si sarebbero assunti andando in Libia sarebbe stato sulle loro spalle perchè lo Stato non poteva garantire nessuna tutela”. Lo ha detto Pier Ferdinando Casini, senatore di Area Popolare e presidente della Commissione Affari esteri, intervenendo ad Agorà (Rai3). “Il problema libico tutti lo conoscono: non c’è una statualità, ci sono tribù ed entità regionali, uno pseudo stato a Tobruk che controlla un quarto del territorio nazionale, ed è chiaro che in questa situazione nessuno può essere tutelato. Gli italiani coinvolti sono dei lavoratori e una cosa va detta: azioni di recupero di connazionali in condizioni analoghe a questa sono avvenute anche recentemente. L’importante – ha aggiunto Casini – è consentire alla Farnesina di lavorare nel massimo riserbo perchè in questi casi le pubblicità danneggiano chi è coinvolto. Confidiamo in un’azione di salvezza per questi lavoratori”.

Pizzarotti su Facebook :”Notizia difficile da digerire ma serve la nostra vicinanza alle famiglie” – “Quattro dipendenti della Bonatti, azienda del nostro territorio, sono stati rapiti in Libia nei pressi di Mellitah, a 60 chilometri da Tripoli. Il mio primo pensiero va alle loro famiglie, che stanno vivendo momenti difficili e di profonda preoccupazione. Mi auguro che governo e ministero facciano tutto il necessario e il possibile per riportare a casa i nostri quattro connazionali – prosegue il primo cittadino di Parma -. La notizia è difficile da digerire, ma adesso serve tutta la nostra vicinanza alle famiglie e il lavoro responsabile delle istituzioni, per far sì che la vicenda si chiuda nel più breve tempo possibile e attuando le misure necessarie per riportarli a casa”.

La Regione Emilia-Romagna: “Preoccupazione” – Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini esprime profondo dispiacere e preoccupazione per il rapimento: “In questo momento di grande preoccupazione – afferma – desidero far giungere ai familiari e a tutti i dipendenti della società Bonatti la sentita vicinanza mia e della comunità emiliano-romagnola. Confidiamo che, tramite l’operato della Farnesina, i nostri connazionali possano essere liberati e tornare a casa dalle proprie famiglie nel più breve tempo possibile”.

“Massima vicinanza alle famiglie a cui voglio esprimere la nostra solidarietà con la speranza che questo li aiuti a trovare la forza per affrontare questo difficile momento. Speriamo tutti che al più presto si possa giungere alla liberazione di questi nostri connazionali”. Così la presidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Simonetta Saliera.

 

 

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