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Pali Italia: lavoratori davanti al Tribunale. A Rogato una preghiera: “Ci aiuti a salvare l’azienda”

 

Ennesimo presidio dei lavoratori di Pali Italia. Questa mattina la manifestazione  con volantinaggio di fronte al Tribunale di Parma, in concomitanza con il deposito dei libri contabili da parte della proprietà che, a detta dei lavoratori, ha “fatto fallire un’azienda con ordini per milioni e tutte le carte in regola per funzionare e produrre reddito”. Con i dipendenti, disperati, anche le mogli e i figli: famiglie spezzate dal blocco di una realtà produttiva che per Parma era un polmone importante.

Quando è arrivato il dottor Fiorani, consulente di Maurizio Grazioli, che in rappresentanza della proprietà uscente ha depositato i libri contabili dal giudice fallimentare dr. Pietro Rogato, è stato accolto da una bordata di fischi e insulti che lo hanno seguito anche all’uscita dal Tribunale stesso. 

Ora la palla passa al Giudice: potrà decidere tra esercizio provvisorio in continuità, permettendo di cedere l’azienda alla cordata che da mesi lavora per ridarle vita e continuità, oppure farla fallire miseramente, rendendo l’immenso capannone di Pizzolese una scatola di metallo senza anima. 

IL COMUNICATO DELLA CGIL – Come sempre presente l’ESU aziendale, Ing. Boniello, e Stefano Cerati, della Fiom, attivissimo e sempre vicino ai lavoratori che da 5 mesi non vedono un euro. “L’iniziativa di fare volantinaggio avanti al Tribunale  aveva lo scopo di sensibilizzare le Istituzioni, il Tribunale e la Cittadinanza sulla situazione che stanno vivendo le maestranze dell’azienda di Pizzolese che già si trovano senza ammortizzatori sociali, senza retribuzione da 5 mesi e che ora, paradossalmente, dopo che l’azienda ha dichiarato che porterà i libri in tribunale, vedono svanire l’ipotesi che imprenditori seriamente interessati possano rilevarla, fin da subito, dal momento che ora ci sono commesse per diversi milioni di euro e che forse fra qualche settimane potrebbero non esserci più.

I lavoratori auspicano che il Giudice assegni l’esercizio temporaneo ad un imprenditore serio e disponibile per evitare che i clienti e i 18 milioni di euro vadano in fumo e con essi la speranza di vendere l’azienda. 78 famiglie si ritroverebbero così per strada nonostante le immense potenzialità di uno stabilimento a cui manca solo un conduttore, che oltretutto si è già proposto e ha già incontrato i dipendenti ridando loro fiducia”.

20150717_090305Ed ancora: “Dopo mesi di agonia giunge l’ora della resa dei conti, e si dichiara il fallimento. Ora ogni minuto in più darebbe il colpo di grazia definitivo ed irreversibile, facendo sfumare le commesse attualmente a portafoglio per un valore di oltre 18 milioni di euro, annullando il valore economico dell’azienda e riducendolo ad un mucchio di pietre e ferro da cui non si ricaverebbero né soldi per gli stipendi arretrati dei dipendenti, né quelli per onorare i creditori che avrebbero ulteriore danno oltre la beffa.

I lavoratori e le loro rappresentanze auspicano che si assegni subito ad un imprenditore serio e disponibile l’esercizio provvisorio al fine di mantenere il portafoglio ordini e dare quella continuità produttiva che porterebbe lavoro e manterrebbe alto il valore dell’azienda al momento della vendita. Ci sono le commesse, gli impianti pronti a ripartire, un imprenditore interessato: le maestranze chiedono solo che le si lasci riprendere subito il lavoro”.

 

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