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Parma il Comune più riciclone. Legambiente: “Che senso ha potenziare il Paip?”

UnknownRiciclo dei rifiuti: tra i migliori Comuni italiani c’è Parma, primo con 200 mila abitanti ad aver superato il 65% di differenziata. La classifica è stata stilata da Legambiente nell’ambito della manifestazione dei Comuni ricicloni.

Parma nel giro di 2 anni ha saputo non solo incrementare la differenziata, ma anche ridurre la produzione pro capite del 9%; E’ il primo Comune con 200 mila abitanti ad aver superato il 65% di differenziata, smaltendo solo 143 kg/ab/anno contro una media regionale di poco meno di 350 kg/ab/anno: un esempio per tutte le città capoluogo.

Tutte le regioni italiane, con unica eccezione la Val D’Aosta, sono presenti nella classifica con almeno un comune. I Comuni “ricicloni” si concentrano nel nord del paese con 1.150 città coinvolte, il 75,5% del totale. Notevole, però, la crescita delle regioni del centro-sud, che vede aumentare i virtuosi dal 18% al 25% del totale nazionale, con 372 municipi coinvolti.

Crescono in maniera particolare Marche e Campania, rispettivamente con 104 (+9,7% sul 2014) e 145 (+15,6% sul 2014) Comuni virtuosi. Eccellenza nell’eccellenza, tra i 1.522 “ricicloni”, 365 sono ‘rifiuti free’, quelli che nel 2014 hanno prodotto meno di 75 kg di rifiuto indifferenziato secco per ogni abitante in un anno. La dimensione di questi ultimi è quella del piccolo comune, con l’eccezione di Empoli.

Legambiente sottolinea come nonostante Parma sia stato premiato come primo capoluogo “riciclone” d’Italia (meno di 145 kg pro capite smaltiti dai cittadini di Parma) questo dato “non impedisce ad Iren di chiedere l’ampliamento dell’inceneritore”. Per cui  sabato 11 luglio anche Legambiente sarà in piazza contro l’art icolo 35 dello Sblocca Italia, per chiedere il ritiro della richiesta di ampliamento del forno di Parma.

Il dato di Parma, rimarca l’associazione, “dimostra la bontà della scelta del porta a porta integrale su tutto il territorio del Comune, che ha visto anche nelle scorse settimane l’attivazione della tariffa puntuale. Un sistema che consente, seppur in maniera ancora limitata, di far risparmiare chi produce meno rifiuti”.

Confrontando i dati di produzione di rifiuto indifferenziato di Parma e Provincia con la richiesta di ampliamento del forno, “è evidente che la strada intrapresa da Iren sia quella del business dei rifuti, e non dell’impiantistica necessaria all’autosufficienza territoriale”.

L’atteggiamento delle grandi multiutility regionali – conclude Legambiente – “dimostra ancora una volta l’assenza di un vero controllo pubblico su queste società partecipate, impegnate ormai esclusivamente nella ricerca di utili. Legambiente ribadisce la necessità di una forte presa di posizione della politica regionale, che riporti queste aziende nell’alveo del controllo pubblico”.

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