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FOTONOTIZIA – Università, docenti in piazza contro il blocco del reddito

Giovedì 25 giugno alle 12, oltre 200 docenti universitari di Parma hanno incontrato i Rettori per ottenere il loro appoggio alla richiesta di un immediato sblocco degli scatti stipendiali della docenza universitaria. L’iniziativa si è tenuta in tutta Italia, coinvolgendo 8mila professori di 65 atenei.

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Gli scatti sono stati di nuovo bloccati a partire dal primo gennaio di quest’anno, per il quinto anno consecutivo, mentre a tante altre categorie del pubblico impiego (tra gli ultimi i loro colleghi del Consiglio Nazionale delle Ricerche) il blocco è stato via via revocato. Ormai i docenti universitari sono l’unica categoria per la quale tale blocco permane per il 2015.

“Tutti i docenti – hanno spiegato in un comunicato – sono ben consapevoli che s’impongono battaglie anche su altri fronti (dall’esiguità dei fondi per la ricerca e per l’università al blocco del turn-over, dalla necessità di piani straordinari per ricercatori, associati e abilitati al reclutamento di giovani leve, dalla mortificazione del diritto allo studio alla burocrazia dilagante) e anche su questi si stanno impegnando, ma senza nascondersi che il perdurare del blocco nei loro soli riguardi appare non soltanto discriminatorio, ma particolarmente lesivo della loro dignità di docenti, quasi a volerli segnalare all’opinione pubblica come una spesa improduttiva, che è lecito tagliare impunemente; laddove è chiaro a tutti che il progresso di una Nazione si fonda innanzi tutto sull’incremento della ricerca scientifica e della cultura, di cui l’università è il primo motore”.

“La richiesta avanzata al Governo è che, come per le altre categorie del pubblico impiego, gli scatti stipendiali vengano sbloccati a partire dal primo gennaio del 2015. Ai Rettori i Docenti consegneranno una lettera, in cui chiederanno loro una azione incisiva e concreta a sostegno delle loro richieste, fino ad arrivare a prospettare al Governo e al Ministro le dimissioni in massa di tutti i Rettori, qualora ancora una volta tali giuste rivendicazioni restassero inascoltate e disattese”,

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