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Progetto Urbes 2015: ecco come sta Parma

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Condividere in modo semplice dei dati diversamente complessi”: questa in sintesi l’importanza del Rapporto Urbes 2015, presentato in Comune lunedì mattina.

Lavoro e benessere economico, salute, istruzione, relazioni sociali, politica, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi: questi alcuni degli oltre 60 indicatori presi in considerazione per monitorare “come sta la città”.

Le città coinvolte sono 29:Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Cesena, Firenze, Forlì, Genova, Livorno, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Parma, Perugia, Pesaro, Potenza, Prato, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Roma, Terni, Torino, Trieste, Venezia e Verona.

Lo scopo, ha spiegato Marco Ricci di Istat, è “raccogliere i dati e compararli in base a 130 indicatori nazionali e 65 locali, per questo abbiamo creato una sorta di “gruppo di studio” per individuare le connotazioni di miglioramento, ma anche in cosa, ogni comune, deve migliorare.

E’ un cruscotto – a concluso Ricci – che ci dice, ad esempio, che nel campo dell’occupazione Parma va meglio di molte altre realtà”.

“E’ importante esserci” – ha spiegato in conclusione l’assessore Marani – “per capire benessere percepito, benessere reale, come e cosa migliorare per i nostri cittadini”.

L’ultima parola proprio al sindaco di Parma, Federico Pizzarotti: “Ci siamo impegnato molto per far parte del progetto, lo riteniamo un modo semplice di condividere dei dati complessi, e uno strumento di mappatura importante del territorio”.

In cosa difetta Parma in base al rapporto (leggi)? “Ad esempio in qualità dell’aria. E sono aumentati i furti” – ammettono dall’amministrazione. Ma il rapporto dice molto di più.

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