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Asili e servizi educativi: nove ore di ring, tagliati 200 posti, esternalizzato il Tartaruga

Sei ore di ring.  Sei ore di batti e controbatti, accuse, difese, parole al vento.

Sei ore di genitori e educatori fermi sulle proprie posizioni, persone nell’atrio del primo piano della residenza municipale, in piedi, stipate, sperando di portare a casa almeno il dialogo.

Ma hanno perso, abbiamo perso tutti.

Ha vinto la linea dura, forte della propria maggioranza in consiglio i 5 Stelle sono andati per la propria strada: nessuna concessione, tagliati 200 posti, esternalizzata la materna Tartaruga. Ha perso il dialogo, ha perso la discussione, ha perso la democrazia partecipata.

Ci sono volute nove ore di consiglio, di cui sei dedicate solo alla riorganizzazione dei servizi educativi, in aula c’erano tutti: educatrici della Proges, comitati neonati in difesa dell’infanzia, genitori. Ma alla fine del dibattito, la Tartaruga di Via Newton, la scuola materna più antica e popolosa di Parma, verrà esternalizzata. Ceduta a privati, e senza il referendum consultivo chiesto dai comitati Per fare un bambino ci vuole un asilo e AttivarSi per l’Infanzia.

L’aula, a dimostrazione della delicatezza e importanza del tema, era gremita. Fin da ben prima delle 14,30 lo spazio riservato al pubblico era stracolmo, e in tanti erano fuori, nell’atrio, con i cartelloni indicanti le promesse elettorali dei 5Stelle in merito ai servizi educativi. Un controslogan per mostrare le promesse disattese dalla Giunta.

A proposito di promesse disattese…di disattesa c’è stata la disponibilità alla partecipazione, l’apertura al dialogo. Se per i disabili c’era stato un clamoroso e applaudito accordo tra maggioranza e opposizione, ieri è stato l’opposto: minoranza compatta che chiedeva di togliere la Tartaruga dal programma di esternalizzazioni, rendendo possibile il referendum, la maggioranza, forte di se stessa, a dire no.

Voci fuori dal coro solo Mauro Nuzzo, ma non è una novità, che ha strappato il programma elettorale accusando Pizzarotti: “Sindaco, eravamo gli esponenti della rivoluzione gentile, siamo, anzi siete diventati gli esponenti della conservazione maleducata” e Fabrizio Savani che ha precisato come si parli di bambini, non di numeri, scusandosi coi genitori per gli atteggiamenti dei suoi (ex?) compagni di vascello.

Il sindaco Federico Pizzarotti è intervenuto solo nella parte finale del dibattito criticando minoranza e comitati:  “Siete qui solo per difendere i vostri interessi particolari, mentre noi pensiamo con questa delibera al bene della città e guardiamo più in alto di quanto non sappiano fare gli esponenti della vecchia politica che siedono tra i banchi della minoranza e che hanno il pelo sullo stomaco e capaci solo di criticarci con modi che vengono purtroppo ascoltati anche da qualche consigliere di maggioranza”. Poi, la solita fola, che ormai conoscono anche i tavoli degli uscieri al piano terra: “Il governa ci costringe, tagliandoci venti milioni”.

 

Durissima e unita è rimasta la minoranza, pesantissime le parole di Nicola Dall’Olio, Giuseppe Bizzi, Maurizio Vescovi e Alessandro Volta del Pd.  Ancora più forte Paolo Buzzi (FI) che ha parlato di “totale incoerenza con il programma elettorale” e di “falso in atti d’ufficio” (quando qualcuno cercava di convincerlo che non si potrebbe fare il referendum prima del 2016, dimenticando che in tanti anni da vicesindaco qualcosa avrà pur imparato). Pellacini ha parlato di “prosecuzione della distruzione dello stato sociale e di welfare costruito nei decenni a Parma”, Manno di “maggioranza chiusa al confronto”.

Alla delibera si è arrivati dopo le 23,00: 18 SI (5 Stelle») e 14 NO (Pd, Pcdi, Ap, Pu, Cp, Fi, e i 2 dissenzienti Savani e Nuzzo).

Mesto, a testa bassa, carico di rabbia e delusione, il rientro a casa dei Comitati dei genitori. Mazziati, sconfitti, ma non battuti.

E ancora più determinati a chiedere garanzie per i bambini di tutti, quelli del tartaruga, quelli dell’asilo di Fognano, quelli che verranno e forse non avranno una materna dove crescere, perché Pizzarotti è vittima dei tagli de governo, ma forse, soprattutto, di se stesso.

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