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Carcere di Parma, fine del sovraffollamento. Ma abbiamo “in casa” 63 “41bis” e 80 ergastolani

dark prison cell at night

Sono 63 i detenuti nel carcere di Parma attualmente sottoposti al regime di 41bis, il cosiddetto “carcere duro” che si applica per reati come l’associazione mafiosa oppure per crimini con finalità terroristica, e a questi si aggiungono altre 189 persone nel circuito differenziato dell’alta sicurezza. A renderlo noto la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno , che dopo la visita della scorsa settimana, in cui ha anche incontrato il nuovo direttore Carlo Berdini, coglie l’occasione per delineare la situazione della struttura.

A fronte di una capienza tollerabile di 652 persone, nell’istituto di pena se ne trovano al momento 531: si può quindi considerare superata l’emergenza sovraffollamento, in una struttura che al 31 dicembre 2013 contava quasi 170 detenuti in esubero. Non si fermano in ogni caso, riferisce la Garante, i lavori inseriti nel Piano carceri nazionale, che prevede la costruzione di un nuovo padiglione per ulteriori 200 posti. Tra le migliorie in programma, la direzione intende  anche portare avanti “la riqualificazione dell’area verde da utilizzare per i colloqui con i familiari durante il periodo estivo e la riorganizzazione dello spazio per l’accoglienza dei figli minori”.

Dei 370 condannati in via definitiva, 80 sono ergastolani, e anche per questo motivo, spiega Bruno, “è emerso, da parte della nuova direzione, l’intendimento di valutare l’opportunità di un incremento delle attività lavorative, con particolare riguardo a coloro che hanno lunghe pene da scontare, sfruttando gli spazi presenti della struttura penitenziaria inutilizzati, anche con l’eventuale coinvolgimento della società esterna”. Solo 8 detenuti, infatti, sono al momento autorizzati a lavorare all’esterno.

Secondo la Garante, “la complessità degli istituti di Parma è legata alla presenza di rilevanti criticità sanitarie”: nella struttura infatti ha sede uno dei Centri diagnostici e terapeutici dove l’amministrazione penitenziaria assegna, anche con provenienza extraregionale, i detenuti per il trattamento di patologie in fase acuta o cronica in fase di scompenso. Al momento sono 28 i pazienti in carico, a cui si devono aggiungere 9 tetraplegici detenuti nella struttura.

Risulta però costante la totale copertura dei posti disponibili: di conseguenza un numero eccessivo di detenuti affetti da gravi patologie, in ragione dei posti limitati a disposizione, viene collocata nelle ordinarie sezioni detentive (ambienti inidonei per una persona malata) nell’attesa, spesso lunga, che si liberi un posto.
Da un lato quindi si sono verificate difficoltà a sottoporre i detenuti ad esami specialistici all’esterno, dall’altro la crescente promiscuità determinata dalla convivenza di persone sane e malate ha fatto lamentare ai detenuti coinvolti un netto peggioramento delle condizioni di vita complessive. Nonostante ciò, riporta la Garante, persiste la prassi di trasferimenti e di assegnazioni per motivi di salute, giustificati per assicurare cure più adeguate al detenuto rispetto al carcere di provenienza, ma senza che preventivamente sia valutata l’effettiva sostenibilità della presa in carico nel breve periodo.

Al nuovo direttore, la Garante è tornata a segnalare le condizioni della sezione Iride, destinata anche a ospitare i detenuti in isolamento disciplinare ai quali viene applicato un regime di particolare rigore. Per tutta la durata della sanzione disciplinare i detenuti permangono in celle senza suppellettili: non sono presenti né uno scrittoio né la televisione e nemmeno una sedia, fornita solo al momento dei pasti, e anche l’armadietto con gli indumenti è posizionato nel corridoio all’esterno della cella, con il detenuto che, se vuole cambiarsi, ha bisogno quindi di chiedere all’operatore penitenziario. Inoltre, manca una porta che separi la camera di pernottamento dal bagno con la turca. “È una rigidità, quella delle attuali restrizioni, che configura profili di scarsa proporzionalità rispetto agli obiettivi per cui viene irrogata la sanzione disciplinare- conclude Bruno- non ravvisandosi un congruo contemperamento fra esigenze di sicurezza e tutela dell’equilibrio psico-fisico delle persone”.

Al termine dell’incontro con la direzione la Garante ha incontrato personalmente una decina di detenuti, ristretti presso l’Istituto di Parma, che ne avevano fatta richiesta.

 

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