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Jobs Act e privatizzazione delle Poste bloccata: sindacati in piazza

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Scuola ma non solo nell’agenda dei sindacati, in piazza contro il governo Renzi.

Il processo di privatizzazione di Poste Italiane spa, con la vendita del 40% del capitale entro il 2015, in base alle decisioni prese dal Governo sta proseguendo, mentre il rilancio dell’azienda con il Piano d’Impresa si è fermato, anche a causa della bocciatura da parte della Comunità Europea per la consegna della posta a giorni alterni al 25% della popolazione, decisa dal governo con la legge di stabilità.

SLC-CGIL e UILPOSTE dell’Emilia Romagna, visto il peggioramento delle condizioni lavorative e della qualità del servizio, dopo molti anni, hanno deciso di aprire vertenze sia nel settore Mercato Privati, sia in Posta Comunicazione e Logistica e, non ricevendo risposte positive da parte aziendale, hanno proclamato per tutti gli addetti applicati in regione, lo sciopero dello straordinario e delle prestazioni aggiuntive fino al 22 maggio 2015. Inoltre, a supporto della vertenza, si terrà lo sciopero dell’intera giornata di lavoro Lunedì 18 maggio 2015, giornata in cui si terranno presidi di fronte alle prefetture di ogni provincia.

Lo comunicano i sindacati CGIL e UIL riuniti, in una nota:

“In attesa della privatizzazione, i problemi che hanno portato alla vertenza sono molteplici: quelli che riteniamo più gravi sono il continuo calo del numero degli addetti e l’inadeguatezza degli strumenti di lavoro, problemi che interessano ogni settore, dal recapito alla sportelleria, passando per la logistica.

Diminuzione del personale che negli uffici postali impedisce la copertura delle postazioni con gravi ricadute sui lavoratori e sulla clientela, con file e tempi d’attesa lunghi, che non danno la possibilità agli operatori di garantire un servizio qualitativamente adeguato alla clientela, inoltre nonostante l’Azienda faccia ricorso in maniera sistematica ai distacchi e alle trasferte degli operatori di sportello a volte alcuni uffici rimangono chiusi, adducendo quale scusante il “guasto tecnico”.

Diminuzione del personale portalettere che non consente molte volte di consegnare giornalmente tutta la posta in arrivo, con anche ritardi nei tempi di consegna previsti, nonostante la disponibilità degli operatori ad una maggiore flessibilità.

Stessa situazione si riscontra anche nella logistica, con ricorso a lavoro straordinario, quasi giornalmente, nel centro di smistamento di Bologna, per poter effettuare tutte le lavorazioni.

Mancata possibilità d’applicazione delle procedure di sicurezza previste dalle vigenti Leggi in materia, compresa la pausa al videoterminale per il personale di sportello.

Strumenti ed attrezzature di lavoro obsoleti e non a norma, compresi i mezzi di trasporto dei portalettere ai quali troppo spesso non viene fatta manutenzione e assistenza.

Nonostante la mancanza di personale, che causa anche la revoca della ferie, Poste sta procedendo con gli esodi incentivati di lavoratrici e lavoratori.

Nutriamo il dubbio se non il sospetto che questo sia un progetto per ridurre il personale per poi esternalizzare i servizi o assumerne altro con le nuove regole previste dal Jobs Act, che permetterebbe di abbassare il costo del lavoro e ridurre i diritti”.

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