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Parma Calcio: giocatori in amichevole casalinga, panchine vendute per…ridarle al Tardini

C’è il calcio. E ci sono le sue tante sfaccettature. Quelle tristi, che si vivono in aula di tribunale, e quelle felici, che ogni tanto sorprendono.

C’è il Parma, nella sorta di bolla di autogestione in cui vive: oggi pomeriggio, nel sole di Collecchio, amichevole con la primavera e bocche cucite. Nessuno commenta il deposito dei libri in Tribunale, nessuno ha più voglia di dire nulla, se non che arrivi in fretta il 19 marzo, sperando venga concesso l’esercizio provvisorio con accesso al fondo concesso dalla Figc.

C’è la trasferta di Reggio da preparare, la partenza organizzata per sabato, coi tifosi che ci sono rimasti male: speravano di partire domenica mattina con la squadra, di fare un unico serpentone gialloblù fino al Mapei Stadium per quella che secondo loro (ma non solo) potrebbe essere l’ultima trasferta, l’ultima partita. Ma il tecnico ha deciso di partire sabato, di fare il ritiro a Reggio.

E poi c’è l’asta…non quella del titolo sportivo, che ci sarà, forse, ma più avanti. C’è quella delle panchine di Donadoni e degli attrezzi medicali, ribattute all’incanto oggi dopo il “buco” di giovedì scorso.

La panchina di Donadoni se la sono aggiudicata tre tifosi veneti. Tre ragazzi di Asolo hanno comprato la panchina per 1.400,00 euro (cui saranno aggiunte una quota del 16% e l’Iva). Si dichiarano tifosi del Parma dai tempi di Asprilla, si chiamano, Andrea Giordano e Michele e riferiscono di aver comprato la panchina con l’obiettivo finale di ridarla al Parma calcio: se la merita, e se la meritano i tifosi che stanno soffrendo – dicono.

E lo stesso ha fatto il medico sociale della squadra Andrea D’Alessandro, che dapprima ha conteso la panchina ai tre ragazzi, in un crescendo di rilanci, poi si è aggiudicato la panca Technogym e altre due apparecchiature ginniche. Con lo stesso scopo: riportarle a Collecchio. Restano invendute le apparecchiature elettromedicali ma non sono più previste aste, saranno vendibili liberamente.

C’è il calcio che fa male, e quello che fa commuovere. Quello del tifo, e della voglia di esser e più forti di Equitalia, dei debiti, delle scartoffie. Quello da cui tutti abbiamo disperatamente bisogno di ripartire.

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